Page 9 - Il nuovo padiglione didattico al Campus Ingegneria "Enzo Ferrari"
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aRchitettuRa e univeRsità
arch. Modena, tra la tangenziale e i quartieri residenziali postmodernisti
MATTEO AGNOLETTO A
del Novecento, dagli anni Novanta è in continua espansione l’insedia-
professore
di Composizione mento del campus universitario “Enzo Ferrari” con i poli scientifici
architettonica e urbana delle scienze e dell’ingegneria, a stabilire una relazione preziosa con lo spazio
dell’Università
degli Studi di Bologna urbano circostante, l’ospedale e le zone verdi di mitigazione. È l’immagine del-
la città che si costruisce per mezzo dell’identità del sapere e la consapevolezza
di scelte meditate, che l’autonomia istituzionale dell’Università deve esercitare
e che qui, in particolare, ha un merito aggiuntivo, definito dalla prerogativa
dell’architettura, data dal progetto, selezionato mediante lo strumento del con-
corso. La civitas e la firmitas sono il connubio con cui si articola l’architettura
contemporanea in questo centro d’eccellenza dell’Emilia. La politica adottata
dall’istituzione accademica modenese va sottolineata ed evidenziata con forza:
il pregio di avere affidato al concorso di architettura il criterio per l’individua-
zione del miglior progetto è un principio che qualitativamente premia. E diviene
più importante in considerazione del fatto, che in questa città l’ente pubblico
comunale ha fatto raramente ricorso a tale procedura dal 2007 ad oggi, a dif-
ferenza di Bologna che nello stesso arco di tempo ha bandito ben 21 concorsi
di architettura, per citare un esempio territorialmente vicino. La struttura di
questo campus si è modulata pezzo per pezzo. Dapprima con le sedi centrali
del Dipartimento di Ingegneria, poi con l’edificio per la ricerca specializzata e
la produzione di cellule staminali adulte del Centro di Medicina Rigenerativa a
cura di ZPZ partners, quindi con la “Fabbrica delle Scienze” di Fabrizio Rossi
Prodi, che aprendosi verso la strada, fonde insieme lo spazio urbano della vita
cittadina con quello della ricerca, infine con il padiglione didattico firmato da
OBR (in partnership con la società di ingegneria Politecnica e lo studio Openfa-
bric per il tema paesaggistico).
Con logica compositiva e sapienza progettuale, non lasciandosi condizionare
dal perimetro trapezoidale del lotto a base di gara, l’opera di OBR dialoga con
l’intorno, divenendo semplice prolungamento della stecca preesistente, con-
formandosi come un compatto volume terrazzato, razionale, generatore di
spazi aperti pensati per l’accoglienza e per l’incontro della comunità, futuro
teatro della vita studentesca. Il segno risolutore della “facciata sospesa” mo-
della con leggerezza il carattere dell’intervento, certamente da un punto di vi-
sta estetico, divenendo anche soglia, o meglio, porta valicabile per l’entrata nel
mondo universitario. Il padiglione didattico non è soltanto un sito per la cono-
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